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(di Fabrizio Falsetti Consigliere del Fondo Pensione a Prestazione Definita Gruppo Intesa Sanpaolo)

A seguito delle numerose acquisizioni di istituti di crediti e Casse di Risparmio il Gruppo Intesa ha messo in atto un’azione di “razionalizzazione” dei vari fondi pensioni ’’ereditati’’ dalle acquisizioni di cui sopra.

Le linee guida prevedono il raggruppamento in due soli fondi:

Come contenitore e gestore dei fondi chiusi è stato utilizzato il Fondo del Banco di Napoli che dal 1.1.19 ha assunto il nome Fondo pensione a prestazione definita Gruppo ISP. Da sottolineare che lo Statuto del predetto Fondo recita (art 1 comma VII) “il Banco di Napoli ed i suoi successori sono solidamente responsabili per le obbligazioni della sezione pensioni a prestazioni definita”.

Il Fondo è gestito da un Consiglio di Amministrazione composto da 18 membri di cui:

Alla data del 30 giugno 2019 erano iscritti al Fondo:

Risulta evidente la sproporzione ed il potere tra Consiglieri aziendali e sindacali (9+6) e quelli eletti e rappresentativi dei pensionati (3).

Tutto ciò premesso il nuovo Consiglio è stato insediato nel luglio del 2019 dopo le votazioni che hanno visto l’importante parte attiva della ns. Associazione Pensionati che ha permesso al sottoscritto di essere uno degli eletti tra i tre posti riservati ai consiglieri dei pensionati.

Alla data del 30 giugno 19 nel Fondo erano confluiti 27 fondi preesistenti tra cui il ns. FIP relativo agli iscritti che non hanno “zainettato”.

Ogni fondo “acquisito” ha mantenuto le sue obbligazioni e le sue garanzie.

Nel caso dei Fondi senza personalità giuridica (i cui valori erano parte integrante dei bilanci bancari di appartenenza), ogni anno viene effettuata una valutazione di tenuta attuariale e nel caso di “disavanzo” viene immediatamente richiesto il ripiano alla Banca di appartenenza (è il caso ogni anno del ns. ex FIP) mentre eventuali eccedenze non danno oggetto a compensazione ma restano a patrimonio del Fondo stesso.

Il Consigliere Falsetti Fabrizio